Bau School: il nome del cane

Impariamo come insegnare al proprio cane il suo nome

A cura di Marta Treves, Ilenia Quagliato, Emanuele Alberghina, educatori cinofili 

Colui che ha un nome ha una sua identità. Avere un nome è un diritto delle persone quanto dei cani ed è per questo motivo che è importante che tutti i Bau ne abbiano uno. 

Tutti i cani della Rescue Bau hanno un nome, ma al momento dell’adozione è possibile cambiarlo non dovesse piacere. La cosa importante per tutti i cani è insegnare correttamente il loro nome o, qualora si volesse mantenere il nome che hanno già, è necessario sincerarsi che lo conoscano. E ovviamente, non dovessero sapere come si chiamano, dovranno impararlo.

Vediamo dunque, senza ulteriori indugi, come insegnare in maniera facile ed efficiente il nome al proprio cane. 

Per prima cosa: la scelta del nome. Deve essere corto, chiaro e semplice da ricordare, ma che non sia una parola che utilizziamo in continuazione per i fatti nostri. Possiamo sbizzarrirci, ma sicuramente sono meglio nomi come Clara, Bella, Pit o Lea piuttosto che Gianfilippo o Annamaria! Il nome corto è facile da imparare e immediato da utilizzare. Ci pensate se doveste richiamare Gianfilippo, partito a razzo dietro a una lepre? Appena finito di pronunciare il nome, Gianfilippo sarebbe già arrivato in un’altra provincia!

Seconda regola fondamentale: dobbiamo utilizzare il suo nome ogni volta che ci rivolgiamo proprio a lui. Se vogliamo comunicargli qualcosa, prima di tutto lo chiameremo e poi gli diremo ciò che volevamo dirgli. 

Possiamo utilizzarlo per richiamarlo, per fargli capire che è il momento della passeggiata, per farlo scendere dal divano o accorrere per la pappa! O ancora, se vogliamo che si sieda o se abbiamo il bisogno impellente di coccolarlo, prima lo chiameremo, e poi, una volta acquisita la sua attenzione, gli faremo capire perché lo abbiamo chiamato. 

Ma esattamente, come è possibile, in pratica, insegnargli il suo nome? La cosa fondamentale è utilizzarlo sempre, ogni volta che abbiamo la necessità di comunicare con lui.

Il primo compito del perfetto proprietario “personal trainer” è conoscere i gusti del proprio cane. Ogni cane è un piccolo mondo e così c’è chi ama i wusterl, chi adora i biscotti secchi, chi stravede per un pezzetto di carne o chi del cibo proprio non se ne fa niente, ma morirebbe per una carezza o per il “bravo”. 

Quindi per prima cosa, è necessario testare i gusti del proprio Bau e capire in che scala gerarchica lui mette ogni singolo premio. Cosa lo interessa di più? Cosa gli fa sgranare gli occhi e cadere in brodo di giuggiole, cosa fa andare il codino all’impazzata? 

Ecco, evitiamo ora di regalargli una faraona arrosto ogni volta che lo si guarda, però già sapere che gli piace un particolare snack oppure che ama le coccole aiuta parecchio. 

Inizialmente dovremo dimenticarci i nomignoli e i vezzeggiativi, ma dovremo concentrarci sul nome che lui dovrà “far suo”. 

Da qui in poi, il proprietario si dovrà armare di premi e pazienza. Si comincia la lezione!

Bisogna scegliere un luogo tranquillo, magari un po’ appartato: il salotto inizialmente ad esempio è un’ottima “aula”. Avvicinandosi al Bau, il bipede (e che sia uno, non tutta la famiglia insieme), in un momento in cui il Bau non è distratto, inizia a chiamarlo col suo nome, utilizzando un tono di voce invitante e allegro, mai MAI irritato o perentorio. 

Non appena il cane si gira verso chi lo ha chiamato, TAAAC, premietto! Immediatamente. E ripeto, immediatamente, perché per la buona riuscita di questo esercizio è fondamentale la tempestività con cui arriva il premietto (che ricordo, può essere un bocconcino, un bravo!! o la carezza). 

Subito dopo, breve pausa, senza prestargli attenzione. Utile può essere girargli le spalle e allontanarsi un attimo. E no, non si può guardarlo… e sì, lo so che ha degli occhi dolcissimi, ma ora state svolgendo una lezione: terminata la sessione ci si scatenerà a coccolarlo come merita.

Poi, si ritorna a chiamarlo, proprio come prima, premiandolo sempre se si gira.

Completa la sessione di lavoro, ripetendo questo semplice esercizio per 4-5 volte, ricordando di alternare delle pause alle fasi nel quale si pronuncia il suo nome, premiandolo quando volge lo sguardo a chi lo ha chiamato. Quando avrà imparato, si girerà subito a sentire il suo nome. 

Ma perché dovrebbe farlo? Semplice, perché ricevendo un premio ogni volta che faceva la cosa giusta, ha associato al suo nome una sensazione davvero molto piacevole. L’uso del nome, però, non si deve limitare solo alla lezioncina giornaliera. Soprattutto nel primo periodo è importante utilizzare il suo nome ogni volta che ci si vuole rivolgere a lui, anche se pare fregarsene. 

Voglio dargli la pappa? “Clara, c’è la pappa”

È il momento della passeggiata? “Toby, dai andiamo”

Mannaggia sei sul divano! “Angie scendi subito!”. 

Il cane è un animale incredibilmente intelligente e riuscirà a imparare come si chiama soprattutto se noi siamo i primi ad affermare che lui ha un nome. Se noi lo chiamiamo, lui impara. 

Attenzione però: mai abusare del nome! Se inizio a utilizzarlo troppo spesso, senza far seguire nessuna indicazione su cosa voglio dopo averlo chiamato, il cane si abituerà a quel suono e non gli darà più importanza. 

Se invece al suo nome seguirà sempre il perché è stato chiamato, il suo nome, per lui, diverrà la parola più bella del mondo.

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