La trilogia delle Vaccinazioni: capitolo 1

Sistema immunitario e vaccinazioni: che coppia!

Ti sei mai chiesto perché ogni anno il tuo cane deve essere bucherellato dal veterinario?

Vorresti saperne di più sulle vaccinazioni?

Se la risposta é “sì” allora questa serie di articoli è ciò che fa per te!

Prima di parlare dei vaccini è bene porre l’attenzione sul sistema immunitario dei nostri cani e lo farò proprio in questo articolo. Seguiranno articoli sulle vaccinazioni dei nostri cani, sui tipi di malattie da cui vogliamo proteggerli e anche su come insegnare ai vostri Bau a non avere il terrore del veterinario!

Perdonate il tono decisamente elementare, che potrebbe far accapponare la pelle a chi “mastica” la medicina, ma vorrei che tutti comprendessero quel favoloso guardiano che permette a noi e ai nostri animali domestici di vivere in un ambiente pieno di nemici.

Chi è il sistema immunitario?

Il sistema immunitario è lo scudo contro le malattie. Ogni volta che un agente patogeno riesce a penetrare nell’organismo, il sistema immunitario si accorge della sua presenza e mette in atto diversi tipi di processi atti a distruggere il nemico. A volte riesce a vincere in breve tempo, altre volte necessita di una risposta decisamente più incisiva.
La prima risposta immunitaria che entra in gioco ogni volta che un nemico minaccia la salute dell’organismo si chiama “risposta aspecifica” ed è utile, ma non invincibile.
Quando questa risposta da sola non riesce a risolvere il problema ecco che entra in gioco la cosiddetta “risposta specifica”, quella che tutti conosciamo perché è quella che fa produrre i cosiddetti “anticorpi”. È più incisiva, più efficace e anche, purtroppo, più lenta a palesarsi.

È proprio questo il suo problema: ha bisogno di tempo per essere creata. Il sistema immunitario può utilizzarla solo dopo aver acquisito tutte le informazioni di cui ha bisogno sul patogeno nuovo e per farlo deve catturarlo, processarlo e poi presentarlo correttamente alle cellule immunitarie che dovranno distruggerlo. Un lavoro che richiede giorni e giorni e che nel caso delle malattie più gravi è decisamente più lento di quanto ci impieghi il patogeno a far seri danni.

Ma perché è così lenta la risposta specifica?

Diamo un’occhiata alle fasi della risposta immunitaria specifica:

FASE 1 – Riconoscimento dell’antigene

Un gruppo di cellule del sistema immunitario chiamate “cellule presentanti l’antigene” riconoscono il pericolo, si attivano, iniziano a produrre una quantità incredibile di segnali di allarme che mettono in subbuglio il sistema immunitario.

Vengono quindi richiamati all’ordine due tipi di cellule: i linfociti B e i linfociti T. La faccio semplice: i linfociti B riconoscono il microrganismo invasore se lo vedono bazzicare in giro perché riconoscono parti di lui (antigeni), mentre i linfociti T riconoscono i danni che il microrganismo fa alle cellule dell’organismo.

FASE 2 – Processazione dell’antigene

Nel tumulto dell’aggressione arrivano le nostre amiche “cellule APC”. Chi sono? Lo sapete! Le Cellule Presentanti l’Antigene di cui sopra. Si mangiano l’invasore, lo distruggono, prendono delle sue parti e le espongono sulla loro superficie esterna. Un po’ come delle modelle fiere del loro nuovo vestito fatto di pezzi del nemico. Poi se ne vanno nei linfonodi dove inscenano una bella sfilata davanti alle cellule effettrici e ai linfociti T helper.

Esistono però dei microrganismi che non se ne stanno in giro a farsi mangiare dalle cellule APC, ma si nascondono all’interno delle cellule dell’organismo. E allora che fanno le cellule invase? Più o meno fanno la stessa cosa che fanno le cellule APC e attendono che il sistema immunitario si accorga che sono “vestite” nel modo sbagliato.

FASE 3 – attivazione cellulare

I linfociti T helper partecipanti alla sfilata capiscono che qualcosa non va negli abiti che gli vengono presentati e attivano altri tipi di linfociti: i linfociti B e i linfociti T citotossici. Non contento, giusto per non fare il tirchio, potenzia ancora di più le attività delle cellule fagocitarie, ovvero quelle che vanno a “mangiarsi” il nemico.

FASE 4 – risposta effettrice

Una volta che si sono attivati tutti, i linfociti B iniziano a proliferare come dei matti e ogni clone inizia a produrre i famosissimi anticorpi, che sono fatti su misura proprio per uno specifico nemico. Riconoscono lui e lui soltanto. Si legano al nemico e così facendo lo rendono molto più facilmente distruttibile dalle altre cellule del sistema immunitario. È un po’ come se fossero piccole calamite che si appiccicano al nemico urlando “è qui!! Venite subito a distruggerlo!!”.

E mentre alcuni (parecchi) linfociti B scatenano l’inferno coi loro anticorpi, altri di loro diventano cellule della memoria. In pratica si dicono “hei, con tutta la fatica che abbiamo fatto per capire chi diavolo è il nostro nemico, vediamo di ricordarcelo, così la prossima volta facciamo meno fatica e siamo più rapidi”.

Non dimentichiamo però che erano stati svegliati anche i linfociti T citotossici. Quale sarà mai il loro compito? Facile: distruzione di massa di tutte le cellule bersaglio. E anche stavolta alcuni di loro, saggiamente, diventano cellule della memoria.

In sintesi, sono 4 fasi una più complessa dell’altra e forse bisognerebbe chieder loro scusa per averle descritte in questo modo così irrispettoso!

Le tempistiche

Parliamo della cosa importante: le tempistiche.

  • 3 settimane per arrivare alla produzione di una risposta immunitaria specifica nei confronti di uno sconosciuto.
  • 5 giorni per generare una potente risposta immunitaria specifica se il nemico è già stato conosciuto (grazie alle cellule della memoria).

Rapido eh? PER NIENTE

Ma insomma, è giustificato. Non è che non abbia proprio niente da fare.

Lo perdoniamo perché al contrario della risposta aspecifica, quella specifica aumenta di intensità e di efficacia ogni volta che incontra il patogeno per cui è stata creata.

Qual è il problema? Vi faccio un rapido esempio: quello della Parvovirosi canina. Arriva il Parvovirus, entra nell’organismo e inizia a far strage. Risposta aspecifica: inutile. Risposta specifica: in arrivo dopo 21 giorni. Morte in 10 giorni. Fine dei giochi.

Virus 1 – Sistema Immunitario 0.

La soluzione

Come ormai avete capito, le tempistiche giocano a nostro sfavore. Che fare quindi? Vaccinare!

Tornando ad essere più seri, il succo del discorso è che ci sono patogeni che possono uccidere nella metà del tempo in cui il sistema immunitario impiegherebbe per creare la giusta risposta! Ed è per questo che sono stati inventati i vaccini.

Si, perché, non per tutti i patogeni esistono dei medicinali in grado di distruggerli. Purtroppo, per i virus, l’unica vera arma che abbiamo è il sistema immunitario. Solo lui è in grado di distruggere i virus che ci preoccupano. Grazie al Covid-19 lo abbiamo imparato a nostre spese: un sistema immunitario non pronto è un enorme problema quando si parla di malattie a rapida progressione, che uccidono velocemente e che si trasmettono altrettanto velocemente.

Per tale ragione hanno inventato i vaccini che altro non sono che preparazioni ottenute rendendo innocui i virus più pericolosi. Alcuni vaccini contengono pezzetti dei patogeni di interesse e sono definiti “vaccini spenti”, altri ancora contengono virus vivi, ma resi innocui. Non riescono a far del male perché sono privati di quelle parti di loro pericolose.

La vaccinazione è la pratica medica che consiste nella somministrazione del vaccino al paziente.

Una volta che entrano a contatto con l’organismo che viene vaccinato, i patogeni innocui o i loro pezzi stimolano il sistema immunitario, senza però rischiare di far ammalare l’individuo. Il sistema immunitario risponde come sa fare e il gioco è fatto.
In un lasso di tempo di circa 21 giorni il sistema immunitario produce una buona risposta ed è in quel momento che il veterinario, sagace stratega, fa una seconda inoculazione del vaccino. Il sistema immunitario a quel punto riconosce i patogeni già visti 3 settimane prima e se inizialmente aveva prodotto un intenso tafferuglio, la seconda volta scatena davvero una guerra senza quartiere. E così facendo, sviluppa una difesa immunitaria sufficiente a proteggere l’animale se dovesse incontrare il virus reale, quello detto “di campo”.

Ora: non tutti i vaccini necessitano di un richiamo a 3 settimane e non tutti i vaccini sono consigliati. Alcuni sono obbligatori, altri addirittura sono da evitare!

Ma di vaccini parleremo la prossima volta.

Oggi andiamo a casa con un concetto fondamentale: noi, come i nostri amici animali, abbiamo un sistema immunitario che ci aiuta e ci protegge. Se ce lo facciamo amico e lo aiutiamo nel suo compito, ci proteggerà ancora meglio!

a cura di 

Alice Castorina (Med. Vet. LP)

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