LA FILARIA

La filariosi cardiopolmonare del cane e del gatto

A cura di Alice Castorina, medico veterinario

La filariosi cardiopolmonare è una patologia causata da Dirofilaria immitis, un parassita che allo stadio adulto ha la forma di un lungo verme cilindrico. Ciò che forse molti ignorano è che si tratta di una zoonosi, ovvero di una malattia che può essere trasmessa dagli animali all’uomo, sebbene sia un’evenienza piuttosto rara e che difficilmente porta allo sviluppo di parassiti adulti nelle persone.

È una malattia diffusa in tutto il mondo e in Europa è particolarmente presente nelle aree a sud e a est: Spagna, Portogallo, Sud della Francia, Italia, Grecia, Turchia, Repubblica Ceca, Slovenia, Romania e Bulgaria.
L’Italia è interessata su tutto il suo territorio.
Il cane viene colpito 10 volte più frequentemente rispetto al gatto, tuttavia nel cane è una patologia più facilmente diagnosticabile.

Dirofilaria immitis è trasmessa sia da Culex pipiens, una zanzara autoctona in Italia e che ha abitudini notturne, sia da Aedes albopictus, la zanzara tigre, esotica e dalle abitudini diurne. Questo significa che il rischio soprattutto per il cane sussiste sia di notte, periodo di tempo durante il quale e attiva Culex pipiens,
sia di giorno quando è attiva la zanzara tigre.

Le zanzare si infestano assumendo il sangue di un individuo a sua volta infestato. Le larve si trovano nel circolo sanguigno dell’ospite e durante il pasto di sangue penetrano all’interno della zanzara e in essa compiono una parte del loro ciclo di vita. Quando poi raggiungono lo stadio infestante possono essere rilasciate nel torrente circolatorio di un nuovo ospite, sempre durante il pasto di sangue.

Queste larve vengono chiamate microfilarie e una volta arrivate nel torrente circolatorio del cane e del gatto iniziano una migrazione fino ad arrivare alle arterie polmonari, dove diventano adulte e si riproducono. Successivamente, quando gli adulti aumentano di numero, possono anche spostarsi nel cuore.

Il periodo di trasmissione coincide con il periodo di attività delle zanzare ed è strettamente correlato alla temperatura ambientale. La stagione sensibile va da aprile a novembre, con un rischio maggiore nei mesi di luglio e di agosto. È per questo motivo che la prevenzione si attua in questi mesi, anche se in taluni casi può essere consigliato non sospendere mai la prevenzione durante l’anno.

Le microfilarie sopravvivono da 2 a 18 mesi nel sangue, mentre gli adulti possono sopravvivere fino a 7 anni nel cane, meno nel gatto. Il grosso problema è che gli adulti possono creare dei quadri patologici così gravi da causare la morte dell’animale. Si tratta infatti di parassiti vermiformi che allo stadio adulto possono raggiungere i 30 cm di lunghezza (20 cm se maschi). La patologia è correlata soprattutto all’ingombro del parassita che crea gravi problemi di circolo. Le arterie polmonari e il ventricolo destro del cuore dovrebbero non contenere niente, ma si ritrovano ingorgati di parassiti.

I sintomi si manifestano in maniera graduale. All’inizio può essere presente una tosse cronica, seguita da difficoltà respiratorie, debolezza, intolleranza all’esercizio fisico, episodi di sincope dopo l’esercizio. Il veterinario durante la visita clinica potrebbe rilevare rumori polmonari alterati ed alterazioni dei toni cardiaci. Col progredire del tempo si instaura un’insufficienza cardiaca congestizia e respiratoria, l’animale risulta essere sempre meno tollerante all’esercizio, manifesta i sintomi tipici dell’insufficienza cardiaca e respiratoria e lo stato di salute risulta sempre più scadente. La morte generalmente è esito di una patologia che si protrae nel tempo. Il decesso improvviso del cane è difficile, ma possibile.

 

Come affermato in precedenza, i gatti malati sono molto più rari rispetto ai cani. La maggior parte dei gatti colpiti rimane asintomatica anche per lungo tempo dopo l’infestazione e a volte può esserci guarigione spontanea. A differenza del cane è possibile che il gatto sviluppi segni clinici in maniera iperacuta con crisi respiratorie, emottisi e vomito. La morte improvvisa del gatto infestato è sicuramente più frequente che nel cane.

La diagnosi si ottiene tramite esami del sangue e per stabilire la gravità della malattia e il tipo di terapia più idonea al caso possono essere necessari anche esami più approfonditi. È da sottolineare che diagnosticare la filariosi cardiopolmonare nel cane è sicuramente meno problematica rispetto a diagnosticare la stessa patologia nel gatto. Un gatto con sintomi riconducibili a filariosi cardiopolmonare potrebbe anche risultare negativo a tutti gli esami pur essendo malato.

La filariosi cardiopolmonare si può curare in diversi modi ed è compito del medico veterinario valutare caso per caso e scegliere la terapia più idonea per il proprio paziente. Sebbene sia una malattia curabile, talvolta lo stato di salute dell’animale potrebbe essere talmente compromesso da non permettere la risoluzione della malattia. In caso di animali fortemente parassitati c’è il rischio effettivo di non riuscire a salvare l’animale. Sarà il veterinario sulla base dell’esame clinico dell’animale, degli esami effettuati e degli strumenti che la scienza mette a disposizione, a informare il proprietario riguardo le possibili terapie ed eventuali rischi ad essi associati.

Proprio per la sua pericolosità è fondamentale che cani e gatti siano protetti contro l’infestazione da Dirofilaria immitis. La prevenzione è un punto cardine della lotta contro la filariosi cardiopolmonare! In commercio esistono numerosi farmaci registrati per la prevenzione della malattia e, ancora una volta, è compito del medico veterinario scegliere il prodotto più opportuno, valutando caso per caso.

Il consiglio è quindi affidarsi al proprio medico veterinario di fiducia, essere scrupolosi nella prevenzione e non sottovalutare mai questa patologia perché, se presa sottogamba, potrebbe davvero rivelarsi fatale.
Come dice il saggio: prevenire è meglio che curare!

Dott.ssa Alice Castorina
Medico veterinario

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