STERILIZZAZIONE: una scelta consapevole.

 
Con “sterilizzazione” intendiamo l’intervento chirurgico irreversibile, volto a evitare gravidanze indesiderate, ma anche a prevenire alcune patologie dell’apparato riproduttore. 
Dobbiamo distinguere l’ovariectomia, ovvero l’asportazione chirurgica delle sole ovaie, dall’ovarioisterectomia, l’asportazione di ovaie e utero. La prima tecnica è meno invasiva ed è l’intervento di elezione nel caso ci si trovi di fronte a una femmina giovane (sotto i 3 anni), sana e che non abbia mai sofferto di patologie uterine. L’asportazione dell’utero si rende necessaria invece quando siano in corso patologie a carico di quest’organo ed è consigliata nelle cagne che hanno avuto gravidanze o che abbiano un’età superiore ai 3 anni, in quanto sono più a rischio di contrarre patologie in futuro. 
Ultimi studi scientifici a riguardo hanno dimostrato che sterilizzare le femmine prima del primo calore riduce a 0,5% l’incidenza di tumori mammari, mentre è confermato che col passare del tempo la probabilità di sviluppare i tumori mammari aumenta. Ad esempio, appena dopo il primo calore, l’incidenza di tumori sale al 8%. Al di sopra dei 2,5 anni invece non è più possibile confermare una correlazione tra ovariectomia e riduzione del rischio di sviluppare neoplasia mammaria, ma rimane comunque molto consigliato effettuare l’intervento, in quanto non sono solo i tumori mammari il problema. Infatti le ovaie producono ormoni che hanno azione su esse stesse, utero e ghiandole mammarie e che purtroppo inducono patologie come endometriti (infiammazioni dell’utero) e piometra (infezione dell’utero). È molto meno rischioso praticare un’ovariectomia o meglio un ovarioisterectomia su un animale sano che dover intervenire d’urgenza per una grave piometra! Perché allora non asportare l’utero in animali molto giovani? Perché in questi casi il rischio connesso a eventuali patologie si aggira intorno al 0,03%, una percentuale troppo bassa perché si possa parlare di un reale beneficio. Senza stimolazione ormonale dovuta all’assenza delle ovaie, l’utero s’involve, fino a diventare un sottile cordoncino fibroso che molto raramente darà mai problemi all’animale. L’ovarioisterectomia inoltre è un intervento più invasivo e può avere più complicazioni della semplice asportazione delle ovaie, nonostante esse rimangano dei rari episodi. 
Per tale ragione, sarà il Veterinario a consigliare l’approccio più idoneo al caso, basandosi su un’accurata visita clinica dell’animale. In generale, è bene attendere che l’animale abbia raggiunto un’età di 7 mesi prima di procedere con l’intervento, mentre non esiste un limite di età oltre il quale sia sconsigliato procedere. 
Possibile complicanza della sterilizzazione è l’incontinenza, evenienza rara e curabile con appropriata terapia. Fattori predisponenti sono la razza, il peso corporeo, la posizione della vescica all’interno della cavità addominale e fattori ormonali non collegati all’assenza delle ovaie. Nella maggior parte dei casi l’incontinenza si presenta diversi anni dopo l’intervento e la sua incidenza varia da un 5% fino a un massimo di 20%. 
Ciò che spesso spaventa i proprietari è la tendenza ad ingrassare delle femmine sterilizzate. Tale fenomeno non è mai stato ricollegato all’intervento in sé: con la corretta alimentazione e il giusto esercizio fisico non si riscontrano significativi incrementi di peso.  
Vogliamo infine ricordare che la sterilizzazione è un valido metodo di controllo demografico della popolazione canina. Assolutamente errata è la convinzione che per il benessere dell’animale sia indispensabile farle portare avanti almeno una gravidanza, mentre al desiderio di vedere i cuccioli del proprio animale domestico andrebbe sempre affiancata la seguente domanda: a chi darò i cuccioli una volta svezzati? Le cucciolate possono essere anche molto numerose, i cani meticci possono solo essere regalati e non sempre trovano la famiglia ideale e i cani di razza potrebbero presentare le patologie tipiche della razza di appartenenza. Senza contare che i cuccioli sono un impegno non indifferente: cibo, pulizia da urine e feci, continue vocalizzazioni potrebbero scoraggiare anche il più impavido dei proprietari, portandolo infine a scegliere di abbandonare le piccole vite che lui stesso ha voluto. Non capitassero mai eventi del genere, di sicuro ci sarebbero molti meno cani randagi e molti meno cani rinchiusi nei canili.

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